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5 risultati 11
  • Ep. dieci LIVE | Monica Acito porta “Tutti i racconti” di García Márquez
    «Era lui, vecchio e stanco. Erano morti cinque papi, la Roma eterna mostrava i primi sintomi della decrepitezza, e lui continuava ad aspettare. «Ho aspettato tanto che non può più mancare molto» mi disse congedandosi, dopo quasi quattro ore di rievocazioni. «Può essere cosa di mesi.» Se ne andò strascicando i piedi in mezzo alla strada, con i suoi stivali da guerra e il suo berretto stinto da vecchio romano, senza badare alle pozzanghere di pioggia in cui la luce cominciava a marcire. Allora non ebbi più dubbi, se mai ne avevo avuti, che il santo era lui. Senza rendersene conto, attraverso il corpo incorrotto di sua figlia, erano ormai ventidue anni che viveva lottando per la causa legittima della propria canonizzazione. »Questo è un estratto da La Santa, racconto tratto dalla raccolta Dodici racconti raminghi (1992), che Monica Acito, nostra seconda ospite di Ti porto un libro LIVE di Torino, ha scelto di condividere con noi.Monica Acito, classe 1993, nata e cresciuta in Campania, si è specializzata in Filologia Moderna nel 2018. Nel 2021 ha vinto, nella sezione racconti, il Premio Calvino con Amaràvia. Oggi insegna discipline umanistiche nella scuola secondaria di primo e secondo grado.Cosa può offrirci questo libro?E tu, l’hai già letto?
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    39:01
  • Ep. nove LIVE | Beatrice Salvioni porta “Tutti i racconti” di Beppe Fenoglio
    «Allora decisi di mettermi a morire. Scivolai con la schiena lungo la parete e mi allungai interamente sulla terra, fissando per l’ultima volta i miei due piedi ritti e divaricati nell’alone del lume.Ma appena toccai con la schiena la terra, subito rimbalzai a sedere. Avevo pazzamente afferrato il lume e me lo passavo a costo alle braccia, alle gambe, al petto e ai fianchi. Me li sentivo invasi dai vermi, ed altri vermi venivo ad assaltarmi da ogni parte. Vermi si staccavano dall’alto della parete e mi saltavano in testa, li sentivo intrufolarsi nei miei lunghi capelli e poi muoversi come pidocchi. Alla luce non vidi niente né sulla pelle né sulla stoffa, ma le mie pupille vedevano vermi lo stesso, i vermi erano dentro le mie pupille.Gridai: – Pietà! Pietà! Pietà, maestra Ghirardi!Non avevo mai gridato tanto forte, il volume della mia voce non mi aveva atterrito. E poi mi atterrì il silenzio che seguì la caduta del mio grido. Avevo chiamato la morta, sarebbe certamente venuta, i miei occhi si preparavano a vederla, c’era già davanti ad essi o in essi una grande macchia bianca. Non potevo lasciar venire la morta, dovevo fermarla, afferrai il Thompson e feci una raffica da sinistra a destra, dal basso in alto, una croce di colpi.»Questo è un estratto da ‘’Tutti i racconti’’ di Beppe Fenoglio, che sono racconti della guerra civile, racconti del parentado e del paese, racconti del dopoguerra, racconti fantastici: è in base a quest’ordine voluto dallo stesso Fenoglio che vengono raccolti tutti i suoi racconti. È Beatrice Salvioni a portarci Fenoglio e con sé tutta la complessità, la brutalità e le sensazioni carnali dei suoi racconti. Salvioni, classe ‘95 è una scrittrice e lettrice famelica di racconti, nel 2021 ha vinto il premio Calvino racconti con il racconto “Il volo notturno delle lingue mozzate”. La Malnata è il suo primo romanzo tradotto e in via di traduzione in tutto il mondo e per noi ci sono molti punti di contatto con i racconti che ha scelto di portare alla puntata Live di Ti porto un libro tenutasi a Torino da Borealis.Cosa può darci questo libro?E tu, l’hai letto?
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    34:36
  • Ep. otto LIVE | Vera Gheno porta “Neuromante”
    ''Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione, sintonizzata su un canale morto.«Non sono un fattone» sentì dire Case da qualcuno mentre si apriva un varco a spallate nella calca assiepata davanti all'ingresso del Chat. «È il mio corpo che patisce un'enorme mancanza di droga.» L'accento era tipico dello Sprawl, come pure la battuta. Il Chatsubo era un bar frequentato da espatriati di professione; potevi andarci per una settimana di seguito senza sentire due parole di giapponese.''Questo è un estratto da Neuromante, il romanzo di fantascienza di William Gibson. Le sue pagine si presentano come un sogno al risveglio: frammentate, piene di vuoti e interruzioni. I dettagli sfuggono, l’inizio è incerto, la fine lo è ancora di più. È uno scenario liquido e instabile in cui si muove il lettore, dove ogni elemento appare e scompare senza mai trovare una collocazione precisa nello spazio o nel tempo. Anche il linguaggio riflette questa dimensione allucinata, sospesa, quasi onirica. Vera Gheno, sociolinguista, traduttrice dall’ungherese e divulgatrice, ha scelto proprio Neuromante per inaugurare con noi Ti porto un libro – live tenutosi a Firenze. Con alle spalle vent’anni di collaborazione con l’Accademia della Crusca, quattro anni con Zanichelli, diciotto anni di insegnamento all’Università di Firenze e, dal 2021, un ruolo da ricercatrice presso la stessa università, Vera Gheno ci accompagna in un viaggio allucinato attraverso parole, visioni e nei mondi futuri di Gibson.Cosa può darci questo libro?E tu, l’hai letto?
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    1:10:47
  • Ep. sette | Serena Daniele porta “Lincoln nel bardo”
    «Vi prego non equivocate. Eravamo stati madri, padri. Eravamo stati mariti per molti anni, uomini importanti, che erano giunti qui, in quel primo giorno, accompagnati da folle così immense e affrante che, ondeggiando per udire l’orazione, avevano danneggiato le siepi senza rimedio. Eravamo stati madri, dirottate qui durante il parto, private della nostra soavità dal nudo dolore di quella circostanza, che si lasciavano dietro mariti innamorati, così tormentati dall’orrore di quegli ultimi istanti (il pensiero che il dolore ci aveva precipitato in quell’orribile buco nero separandoci da noi stesse) da non essere più riusciti ad amare. Eravamo stati uomini atticciati, tranquilli e appagati che, nella prima gioventù, si erano resi conto della loro normalità e avevano, allegramente (come accettando perplessi un pesante fardello), trovato un altro scopo nella vita; non potendo essere eccezionali, ci saremmo resi utili; saremmo stati ricchi, magnanimi, e dunque in grado di fare il bene; sorridenti, mani in tasca, contemplavamo il mondo che avevamo reso un po’ migliore lungo il cammino (riempiendo il baule di una sposa; pagando in segreto gli studi a qualcuno). Eravamo stati domestici affabili, scherzosi, a cui i padroni si erano affezionati grazie alle parole d’incoraggiamento che rivolgevamo loro mentre muovevano incontro a giorni densi d’importanza. Eravamo stati nonne, schiette e pazienti, destinatarie di oscuri segreti, che, grazie alla capacità di ascoltare senza giudicare, concedevano un tacito perdono, lasciando così entrare il sole. Con questo voglio dire che eravamo stati notevoli. Eravamo stati amati. Non soli, perduti, stravaganti, ma saggi, ognuno a modo proprio. La nostra dipartita aveva causato dolore. Quelli che ci avevano amato sedevano sul letto con la testa fra le mani; abbassavano la faccia sul tavolo, emettendo versi animaleschi. Eravamo stati amati, ripeto, e ricordandoci, anche a molti anni di distanza, le persone sorridevano, allietate per un attimo da quelle memorie.reverendo everly thomasEppure.roger bevins IIIEppure mai nessuno era venuto qui a prenderci tra le braccia, parlandoci con tanta tenerezza.hans vollmanMai.roger bevins III»Questo era un estratto di Lincoln nel bardo di Georges Saunders. È il 1862 e Abraham Lincoln si ritrova a dover affrontare due guerre: quella civile e quella interiore. Willie Lincoln, figlio di undici anni del presidente degli Stati Uniti  si ammala gravemente e muore e da quel momento in poi Abraham Lincoln continuerà a visitare, tutte le notti, la cripta del bambino in maniera ossessiva. Il Bardo è il luogo in cui la storia si sviluppa, è il limbo in cui restano intrappolati Lincoln e suo figlio: tra vita e morte. Lincoln nel bardo è  il capolavoro corale che Serena Daniele, la nostra ospite di oggi, ha deciso di portare.I libri sono uno spazio concreto che ci permettono di dare forma a storie che credevamo impossibili e ci vuole maestria per riuscire a trovarle, dargli valore ma soprattutto dargli una possibilità. Serena Daniele che fa questo da moltissimi anni, lei è una Senior Associate Editor di NN Editore e da sempre seleziona e propone nuove storie per dare loro una luce. Tra il 1998 e il 2011 cura la prima edizione della serie Harry Potter e dei titoli correlati, e lavora con autori italiani e stranieri su testi di fiction e non fiction.Cosa può darci questo libro?E tu, l’hai letto?
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    50:20
  • Ep. sei | Federico Riccardo porta “altri libertini”
    “E fa qualcosa, l’hai trovato il buco?”“Sì, sì...” Mostra la bustina di neve, non appena la metterà in vena Bibo si riprenderà e allora sì che lo potranno portare da qualche parte o chiamare l’assistenza oppure ne penseranno qualcun’altra, magari solo metterlo a letto. Ma intanto Bibo rantola e balbetta e si contorce lo stomaco e dice che si sente tutto un muscolo tirato verso il basso e che se non lo reggono forte ci si annegherà in tutta quella merda e se ne andrà giù per la latrina e soffocherà nel buco delle fogne e poi morirà Rinoooo tienmi il braccio diocane che sto cadendo!!!Giusy si smuove d’un colpo da quell’intontimento. Gli scopre le braccia, bestemmia. “Non c’ha vene, cazzo Rino non c’ha più vene buone!” Rino grida di fare presto che non ne può più, “Avanti sbrigati!”.Giusy gli stringe il laccio ma le vene non escono, gli incavi lividi e neri e più su macchie gialle di sangue rappreso, niente da fare. Allora gli afferra il cazzo, lo tira su e giù, tenta di masturbarlo, farglielo diventare duro, Bibo continua a sudare e svuotarsi di merda acquosa e sbavare e sempre grida di tenerlo lontano da quel buco che sta scivolando, lentamente ma scivola, perdio è già nella merda fino alla pancia e ficca le unghie nelle braccia di Rino che bestemmia e guarda Giusy, la sua mano che scopre il cazzo del Bibo. “Ma che fai, sei pazzo?”“Taci imbecille, taci!” grida “Vattene via! Prepara la siringa!” Liza si fa sulla porta, sbotta in un Oooooohhhhh e una bestemmia. “Stai alla porta cazzo” sbraita Rino “se entra qualcuno siamo fregati tutti!”Questo era un estratto di Altri Libertini, romanzo di Pier Vittorio Tondelli del 1980. Libro iconico che ha segnato una generazione, e raccontato il suo tracollo. Forse il primo libro italiano che ha portato in scena la tossicodipendenza in modo diretto e brutale, un libro sospeso dal giudizio ma che riesce a  farti sentire sporco e compromesso, insieme ai protagonisti. A portare questo libro e condividerlo con noi oggi è Federico Riccardo, classe 1991. I suoi primi libri, Il tempo è il binario di un tram,Le vie di mezzo-Esercizi di immobilità ha deciso di pubblicarli in crowdfunding con la casa editrice Bookabook. Nel 2023 Federico fonda “Topsy Kretts”, magazine online incentrato sul racconto breve. Cosa può darci questo libro?E tu, l’hai letto?
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    45:47

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Su Ti porto un libro

Ti porto un libro è il vodcast che esplora il mondo della letteratura attraverso storie, idee e riflessioni. Come in una libreria, ci muoviamo tra scaffali pieni di racconti, alla ricerca di nuovi titoli da potersi suggerire. Ogni puntata è un dialogo intimo in cui l’ospite condivide il suo libro più amato con Ruben Rossi, trasformando la conversazione in una guida attraverso esperienze personali e riflessioni più ampie.
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