Episodio 6 - Il sottomarino perduto e l'algoritmo che sfidò l'oceano
Atlantico, 1968: l’USS Scorpion svanisce nel nulla con 99 uomini a bordo. Settimane di ricerche, sonar e navi speciali non bastano. Finché un matematico della Marina, John Craven, cambia la domanda: non “dove cercare?”, ma “come prevedere dove sia”. Raduna competenze diversissime, trasforma intuizioni imperfette in probabilità, aggiorna i dati con metodo bayesiano e restringe l’oceano a poche miglia quadrate. Il 30 ottobre, una nave arriva esattamente lì: il relitto giace a 220 metri dal punto previsto. L’impossibile diventa calcolabile.Questa è la storia di una rivoluzione silenziosa: far lavorare l’incertezza a nostro favore. Non un sonar più potente, ma un modo nuovo di pensare - combinare segnali parziali, scenari, ipotesi e farli convergere in una decisione robusta. È il principio che oggi alimenta l’AI predittiva: dai suggerimenti che anticipano gusti e comportamenti, alle diagnosi supportate dai dati, alle strategie d’impresa testate su migliaia di scenari virtuali.Un viaggio dall’abisso dell’Atlantico all’oceano dei dati di oggi per riconoscere un pattern che torna: quando la complessità supera la vista umana, servono strumenti che la traducano in mappe navigabili. L’eredità di Craven è un invito operativo: non aspettare certezze perfette; integrare ciò che sappiamo, anche se incompleto, per scegliere meglio. Trasformare l’incertezza in intelligenza. Trovare il proprio Scorpion.
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Episodio 5 - Il fantasma che guidò il futuro
New York, estate del 1925. Il traffico di Manhattan si blocca davanti a uno spettacolo che sembra soprannaturale: un’auto elegante percorre Broadway senza conducente, sterza, frena, accelera da sola. La folla la battezza “ghost car” – auto fantasma – convinta di trovarsi davanti a un mistero inspiegabile. In realtà, è la prima dimostrazione pubblica di controllo remoto: un inventore visionario, Francis P. Houdina, ha trasformato le onde radio in estensione del pensiero umano, separando per la prima volta l’intelligenza dall’azione.Quell’esperimento non era magia, ma un’anticipazione di tutto ciò che oggi chiamiamo automazione intelligente: dai droni ai robot chirurgici, fino ai veicoli a guida autonoma. Houdina mostrò al mondo tre principi che avrebbero cambiato per sempre la tecnologia: l’intelligenza può essere distribuita nello spazio, le macchine possono eseguire istruzioni senza presenza fisica, il controllo remoto può evolvere in autonomia.Dalla “ghost car” del 1925 all’intelligenza artificiale odierna, il salto è enorme ma il principio resta lo stesso: separare la mente dal corpo, distribuire l’intelligenza oltre i limiti umani. Oggi non inviamo più comandi manuali a distanza, ma definiamo obiettivi che l’AI realizza con milioni di decisioni autonome al secondo. È l’evoluzione dal controllo diretto alla telepresenza cognitiva.La lezione di Houdina è chiara: non serve temere le macchine, ma imparare a guidarle strategicamente. Come lui seppe trasformare un’auto in un fantasma obbediente alle onde radio, noi possiamo orchestrare intelligenze artificiali distribuite nel cloud, mantenendo saldo il controllo sugli obiettivi e sui valori. La rivoluzione dell’AI non è uno spettro da temere, ma un’intelligenza estesa da abbracciare.
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Episodio 4 - La rivoluzione della simulazione spaziale e l'AI predittiva
20 luglio 1969: “The Eagle has landed.” Quel gesto perfetto non nasce dal caso, ma da migliaia di fallimenti provati a terra. Nei simulatori della NASA, Armstrong e Aldrin “muoiono” centinaia di volte per imparare ogni possibile via di salvezza; a Houston, flight controller addestrati allo stremo riconoscono allarmi come il famigerato 1202 perché li hanno già affrontati decine di volte. Il programma Apollo trasforma l’imprevisto in routine: non è addestramento, è immunizzazione contro l’errore. Il primo allunaggio è, in realtà, il millesimo.Questo episodio racconta la filosofia che ha reso inevitabile l’impossibile: simulare il futuro prima che accada. Dalla cabina del Modulo Lunare ai “digital twins” di oggi, lo stesso principio guida la nuova era dell’AI predittiva: testare scenari, ottimizzare decisioni, prepararsi a ogni esito possibile. Non si indovina il domani, lo si prova in anticipo.Un viaggio dal Mission Control agli attuali centri di controllo digitali per scoprire come l’ossessione metodica per la simulazione stia cambiando il modo di lavorare: meno improvvisazione, più previsione; meno azzardo, più strategia. Il futuro appartiene a chi sa provarlo prima di viverlo.
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Episodio 3 - Il gesuita che portò le macchine a leggere
Nel 1949 un giovane gesuita italiano, Roberto Busa, sbarca a New York con una richiesta che sembra assurda: insegnare alle macchine a leggere il latino di San Tommaso d’Aquino. I computer dell’epoca sanno solo fare calcoli, ma Busa non si arrende. Trasforma un sogno impossibile in un progetto rivoluzionario: dalle schede perforate nascono le prime analisi testuali automatiche della storia, l’Index Thomisticus.È l’inizio delle Digital Humanities, ma soprattutto di un’idea nuova: la tecnologia non sostituisce l’uomo, lo libera dal lavoro meccanico per permettergli di pensare più in grande. Busa dimostra che anche le parole possono essere elaborate da macchine, anticipando di decenni l’uso di algoritmi linguistici.Oggi quell’intuizione vive in ogni motore di ricerca, in ogni traduzione automatica, in ogni intelligenza artificiale che ci accompagna nel lavoro e nella vita quotidiana. Dalle biblioteche digitali agli assistenti vocali, la sua lezione resta attuale: le macchine non hanno senso senza un progetto umano che dia loro direzione. Non è solo tecnologia: è un nuovo patto tra conoscenza e strumenti per esplorarla.
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Episodio 2 - La rivoluzione fotografica e la liberazione della creatività
Parigi, 1839: la dagherrotipia viene presentata al mondo e in un istante cambia il destino dell’arte. Alcuni pittori la vivono come una minaccia mortale, altri come un’occasione irripetibile. Da Niépce a Daguerre, fino agli impressionisti nello studio fotografico di Nadar, la pittura non muore: si trasforma. Libera dal compito di riprodurre la realtà, esplode in nuove forme, dal colore delle emozioni di Monet alle visioni geometriche di Cézanne, fino ai sogni dei surrealisti.La fotografia non ha ucciso la creatività, l’ha moltiplicata. Ha reso l’arte globale, condivisibile, sempre in movimento. Per la prima volta la realtà poteva essere catturata, riprodotta, diffusa, e questo non ridusse la libertà artistica: la ampliò. Pittura e fotografia divennero linguaggi complementari, aprendo la strada a una cultura visiva che avrebbe plasmato l’immaginario moderno.La lezione vale ancora oggi: ogni volta che una tecnologia sembra cancellare un mestiere, in realtà apre spazi inediti di immaginazione e possibilità. L’intelligenza artificiale, come la fotografia nell’Ottocento, non è una fine, ma l’inizio di un nuovo alfabeto creativo.
TECH.EMOTION - PRIMA DEL FUTUROInnovazione ed evoluzione: da Edison all’AI"Prima del futuro" è il racconto avvincente dei salti tecnologici che hanno cambiato il nostro modo di vivere. Ogni rivoluzione tecnologica ha diviso, spaventato, ma anche liberato nuove possibilità per le persone e le imprese. E oggi ci accompagna nell’era dell’AI con una nuova domanda: cosa può fare questa tecnologia per noi? Se il futuro ci mette in crisi, forse è perché non abbiamo ancora capito che, come sempre, non si tratta solo di strumenti, ma di umanità in trasformazione. O meglio, in evoluzione.-"TECH.EMOTION – PRIMA DEL FUTURO. Innovazione ed evoluzione: da Edison all’AI" è un podcast di Emotion Network powered by TeamSystem.La voce narrante è di Lucilla Giagnoni, i contributi tecnici sono di Massimiano Bucchi.I soggetti degli episodi e i testi sono scritti da Alberto Mattiello, con il contributo artistico di Lucilla Giagnoni.Il montaggio, la post-produzione e il sound design sono realizzati da Gabriele Beretta.Il coordinamento produttivo per Emotion Network è a cura di Valentina Di Leo, Marco Tabasco e Benedetta Barzaghi. TECH.EMOTION: Empower human potential