Mina ha 35 anni, fa l'ostetrica ed è la responsabile del pronto soccorso ginecologico dell'ospedale Emergency di Anabah, nella provincia del Panshir. Racconta la sfida quotidiana di dover curare le madri e le partorienti in un contesto nel quale la questione dell’accesso alle cure si intreccia con un’altra emergenza: la malnutrizione dei bambini. Dal ritorno dei Talebani è aumentata in maniera esponenziale: solo nel 2021, il numero di bambini che non avevano cibo a sufficienza era cresciuto di 3,3 milioni rispetto agli anni della presenza occidentale in Afghanistan. Eppure, Mina, che in questi anni ha anche avuto la possibilità di emigrare in Iran o in Pakistan, ha deciso di rimanere qui, «perché io amo l'Afghanistan, amo la mia gente. E se anche dovessi morire, vorrei che accadesse qui, nel mio Paese. Non voglio andare via».
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5. Partorire sotto i Talebani
Shirin è il primario di ginecologia dell’ospedale Emergency di Anabah, nella provincia del Panshir. Ha deciso di rimanere nel Paese nonostante il ritorno al potere dei Talebani, e ha una missione fondamentale: far partorire le donne in sicurezza. In Afghanistan, infatti, di parto si muore ancora moltissimo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, 24 donne perdono la vita
ogni giorno per cause legate alla gravidanza.
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4. Studiare ancora, nonostante tutto
A dicembre del 2024 i Talebani hanno chiuso anche le scuole di specializzazione per infermiere e ostetriche. Ma per le donne che non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi resta un piccolo spiraglio: i corsi offerti dalle organizzazioni umanitarie che ancora, in piccoli numeri e con fatica, formano nuove figure sanitarie.
Aisha ha 21 anni, Salma ne hanno 24 ed entrambe vivono a Lashkar Gah, nella provincia dell'Helmand. La prima ha dovuto interrompere gli studi in Medicina dopo sette semestri già frequentati, la seconda non è riuscita a terminare il suo corso di Ostetricia. Le seguiamo durante una lezione dell’induction program di Emergency.
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3. Sogni infranti a Lashkar Gah
Dopo aver ripreso il potere, i Talebani hanno vietato anche gli esami per l’esercizio della professione. Così, tremila donne laureate in medicina non sono mai riuscite a ottenere l’abilitazione. Anisa è una di loro. Ha 29 anni e non potendo lavorare come medico fa l’assistente sanitaria nell'ospedale di Emergency di Lashkar Gah.
Ci troviamo nella provincia dell’Helmand (raggiunta con un aereo delle Nazioni Unite), una delle zone più conservatrici dell’Afghanistan, dove le donne riescono a curarsi ancora meno che altrove, e spesso vedono un medico per la prima volta quando restano incinte o hanno qualche complicazione troppo grave per poterla ignorare.
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2. Esempi di vita
Nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Emergency di Kabul sta per avvenire il cambio turno per i medici in attività. È il momento, quindi, di incontrare Sakina, una giovane dottoressa di 29 anni che è riuscita a laurearsi poco prima che arrivassero i Talebani e bloccassero università e scuole di specializzazione per le donne. Sakina segue le orme di Jamila e si sta specializzando in anestesia.
Accanto a lei lavora Zahra, la decana dell’ospedale con i suoi 65 anni, la prima a essere stata assunta qui. È un’infermiera, ma ha il piglio di una rockstar: è la persona giusta per capire quale momento stanno attraversando le donne afghane.
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Un podcast di Laura Cappon, prodotto da Piano P. Sei episodi, dal 10 ottobre, ogni venerdì.
Da quando hanno ripreso il potere in Afghanistan, nel 2021, i Talebani hanno vietato alle donne di frequentare le università e hanno chiuso le scuole pubbliche di specializzazione per infermiere e ostetriche. Oggi si può ancora fare le dottoresse, ma non lo si può più diventare, e quelle che resistono sono sempre di meno, rendendo praticamente impossibile un’assistenza sanitaria già al collasso.
Ma se i Talebani continueranno a governare, come faranno le donne a curarsi e a partorire in sicurezza? E quale sarà il loro futuro? Per rispondere a queste domande, Laura Cappon, inviata dei programmi di approfondimento della RAI, ha viaggiato per dieci giorni tra gli ospedali di Kabul e delle province del Panshir e dell’Helmand. Ha parlato con le dottoresse e le infermiere che, nonostante tutto, continuano a fare il proprio mestiere, e con le loro pazienti. E tutte le hanno detto che la situazione è drammatica. Un’emergenza nell’emergenza, in un Paese povero e dimenticato, dopo venti anni di guerra e il ritiro degli Stati Uniti e dei Paesi alleati.
Adattamento e produzione di Carlo Annese.
Ha collaborato al montaggio Federico Caruso.
L’illustrazione della copertina è di Gianluca Costantini.
Le voci italiane sono di Mariagrazia Errigo, Valeria Perdonò, Cinzia Spanò, Giulia De Luca, Francesca Negri, Costanza Spocci e Carlo Annese.
Grazie a Emergency, a Davide Preti, a tutto lo staff locale e internazionale dei progetti in Afghanistan. E grazie al Corriere della Sera.