
Vita Nova - Capitolo I (Proemio)
14/12/2025 | 8 min
ep. 15 st. 2L'intento dell'Opera è quello di trascrivere una parte della vita che è rimasta viva nella memoria del Poeta; lo fa per dare un senso agli eventi che intende "assemplare". Attenzione però, non si tratta di un diario personale; questi eventi assumono un significato simbolico ed allegorico che va interpretato attraverso allusioni e visioni.-Musica: "Birds in flight" by Peter Lainson

Vita Nova (D. Alighieri)
07/12/2025 | 15 min
ep. 14 st. 3La "Vita Nova" è la prima opera organica di Dante. Molti testi poetici, composti per circa quindici anni, sono stati raccolti per fungere da racconto dell'esperienza d'amore nei confronti di Beatrice. Ad unire tutto è una narrazione in prosa che funge anche da commento ai testi poetici.Quale sia la corretta interpretazione dell'opera è ancora oggi controverso.-Musica "Love Story" by Kite Flight

Tre donne intorno al cor mi son venute (D. Alighieri)
30/11/2025 | 9 min
ep. 13 st. 2Nei primi anni dell'esilio Dante ha composto delle rime cariche di temi civili; sono le cosiddette "Rime dell'esilio". In questi testi Dante canta la giustizia, la liberalità e la pace. Possiamo finalmente cogliere la vicinanza con la produzione civile di Guittone d'Arezzo.Queste rime interpretano in chiave politica l'esperienza privata del poeta.Tre donne intorno al cor mi son venute,e seggonsi di fore;ché dentro siede Amore,lo quale è in segnoria de la mia vita.Tanto son belle e di tanta vertute,che ’l possente segnore,dico quel ch’è nel core,a pena del parlar di lor s’aita.Ciascuna par dolente e sbigottita,come persona discacciata e stanca,cui tutta gente mancae cui vertute né belta non vale.Tempo fu già nel quale,secondo il lor parlar, furon dilette;or sono a tutti in ira ed in non cale.Queste così solettevenute son come a casa d’amico;ché sanno ben che dentro è quel ch’io dico.Dolesi l’una con parole molto,e ’n su la man si posacome succisa rosa:il nudo braccio, di dolor colonna,sente l’oraggio che cade dal volto;l’altra man tiene ascosala faccia lagrimosa:discinta e scalza, e sol di sé par donna.Come Amor prima per la rotta gonnala vide in parte che il tacere è bello,egli, pietoso e fello,di lei e del dolor fece dimanda."Oh di pochi vivanda",rispose in voce con sospiri mista,"nostra natura qui a te ci manda:io, che son la più trista,son suora a la tua madre, e son Drittura;povera, vedi, a panni ed a cintura".Poi che fatta si fu palese e conta,doglia e vergogna preselo mio segnore, e chiesechi fosser l’altre due ch’eran con lei.E questa, ch’era sì di piacer pronta,tosto che lui intese,più nel dolor s’accese,dicendo: "A te non duol de li occhi miei?".Poi cominciò: "Sì come saper dei,di fonte nasce il Nilo picciol fiumequivi dove ’l gran lumetoglie a la terra del vinco la fronda:sovra la vergin ondagenerai io costei che m’è da latoe che s’asciuga con la treccia bionda.Questo mio bel portato,mirando sé ne la chiara fontana,generò questa che m’è più lontana".Fenno i sospiri Amore un poco tardo;e poi con gli occhi molli,che prima furon folli,salutò le germane sconsolate.E poi che prese l’uno e l’altro dardo,disse: "Drizzate i colli:ecco l’armi ch’io volli;per non usar, vedete, son turbate.Larghezza e Temperanza e l’altre natedel nostro sangue mendicando vanno.Però, se questo è danno,piangano gli occhi e dolgasi la boccade li uomini a cui tocca,che sono a’ raggi di cotal ciel giunti;non noi, che semo de l’etterna rocca:ché, se noi siamo or punti,noi pur saremo, e pur tornerà genteche questo dardo farà star lucente".E io, che ascolto nel parlar divinoconsolarsi e dolersicosì alti dispersi,l’essilio che m’è dato, onor mi tegno:ché, se giudizio o forza di destinovuol pur che il mondo versii bianchi fiori in persi,cader co’ buoni è pur di lode degno.E se non che de li occhi miei ’l bel segnoper lontananza m’è tolto dal viso,che m’have in foco miso,lieve mi conterei ciò che m’è grave.Ma questo foco m’havegià consumato sì l’ossa e la polpa,che Morte al petto m’ha posto la chiave.Onde, s’io ebbi colpa,più lune ha volto il sol poi che fu spenta,se colpa muore perché l’uom si penta.Canzone, a’ panni tuoi non ponga uom mano,per veder quel che bella donna chiude:bastin le parti nude;lo dolce pome a tutta gente niega,per cui ciascun man piega.Ma s’elli avvien che tu alcun mai truoviamico di virtù, ed e’ ti priega,fatti di color novi,poi li ti mostra; e ’l fior, ch’è bel di fori,fa disiar ne li amorosi cori.Canzone, uccella con le bianche penne;canzone, caccia con li neri veltri,che fuggir mi convenne,ma far mi poterian di pace dono.Però nol fan che non san quel che sono:camera di perdon savio uom non serra,ché ’l perdonare è bel vincer di guerra.-Musica: "Home" by Peter Lainson

Così nel mio parlar voglio esser aspro (D. Alighieri)
23/11/2025 | 23 min
ep. 17 st. 2"Così nel mio parlar voglio esser aspro" è l'esempio più completo che dimostra la complessità delle rime petrose. E' particolarmente significativa la rivendicazione (già nei primi versi) del legame tra forma e contenuto; emerge chiaramente la consapevolezza della valenza delle scelte lessicali, stilistiche, tematiche e metriche. La lingua come strumento di conoscenza.Così nel mio parlar voglio esser asprocom’è ne li atti questa bella petra,la quale ognora impetramaggior durezza e più natura cruda,e veste sua persona d’un diasprotal, che per lui, o perch’ella s’arretra,non esce di faretrasaetta che già mai la colga ignuda:ed ella ancide, e non val ch’om si chiudané si dilunghi da’ colpi mortali,che, com’avesser ali,giuncono altrui e spezzan ciascun’arme;sì ch’io non so da lei né posso atarme.Non trovo scudo ch’ella non mi spezziné loco che dal suo viso m’asconda;ché, come fior di fronda,così de la mia mente tien la cima:cotanto del mio mal par che si prezzi,quanto legno di mar che non lieva onda;e ’l peso che m’affondaè tal che non potrebbe adequar rima.Ahi angosciosa e dispietata limache sordamente la mia vita scemi,perché non ti ritemisì di rodermi il core a scorza a scorza,com’io di dire altrui chi ti dà forza?Ché più mi triema il cor qualora io pensodi lei in parte ov’altri li occhi induca,per tema non tralucalo mio penser di fuor sì che si scopra,ch’io non fo de la morte, che ogni sensoco li denti d’Amor già mi manduca;ciò è che ’l pensier brucala lor vertù sì che n’allenta l’opra.E’ m’ha percosso in terra, e stammi sopracon quella spada ond’elli ancise Dido,Amore, a cui io gridomerzé chiamando, e umilmente il priego;ed el d’ogni merzé par messo al niego.Egli alza ad ora ad or la mano, e sfidala debole mia vita, esto perverso,che disteso a riversomi tiene in terra d’ogni guizzo stanco:allor mi surgon ne la mente strida;e ’l sangue, ch’è per le vene disperso,fuggendo corre versolo cor, che ’l chiama; ond’io rimango bianco.Elli mi fiede sotto il braccio mancosì forte, che ’l dolor nel cor rimbalza:allor dico: "S’elli alzaun’altra volta, Morte m’avrà chiusoprima che ’l colpo sia disceso giuso".Così vedess’io lui fender per mezzolo core a la crudele che ’l mio squatra!poi non mi sarebb’atrala morte, ov’io per sua bellezza corro:ché tanto dà nel sol quanto nel rezzoquesta scherana micidiale e latra.Ohmè, perché non latraper me, com’io per lei, nel caldo borro?ché tosto griderei: "Io vi soccorro".e fare’l volentier, sì come quelliche ne’ biondi capellich’Amor per consumarmi increspa e dorametterei mano, e piacere’le allora.S’io avessi le belle trecce prese,che fatte son per me scudiscio e ferza,pigliandole anzi terza,con esse passerei vespero e squille:e non sarei pietoso né cortese,anzi farei com’orso quando scherza;e se Amor me ne sferza,io mi vendicherei di più di mille.Ancor ne li occhi, ond’escon le favilleche m’infiammano il cor, ch’io porto anciso,guarderei presso e fiso,per vendicar lo fuggir che mi face;e poi le renderei con amor pace.Canzon, vattene dritto a quella donnache m’ha ferito il core e che m’involaquello ond’io ho più gola,e dàlle per lo cor d’una saetta;ché bell’onor s’acquista in far vendetta.-Musica: "Home" by Peter Lainson

Le rime petrose
16/11/2025 | 11 min
ep. 11 st. 2Va sotto la denominazione di "rime petrose" una breve serie di componimenti ispirati dall'amore per una donna crudele, chiamata con il senhal di Petra, a simboleggiare il suo carattere duro come la pietra. E' un momento difficile della vita di Dante, che i critici hanno interpretato in varie maniere. La novità di queste rime sta nella forte aderenza tra forma/stile e contenuto.Ma questi componimenti non sono un mero esercizio stilistico...Lettura di un estratto da G. Bàrberi Squarotti, "Intenzioni e struttura della poesia minore di Dante", introd. a Dante, "Rime", Fogola, TO 1966.-Musica: "Home" by Peter Lainson



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