Sembra che ormai chiaro che nell’epoca contemporanea si è verificata una spaccatura, una divisione tra uomini e donne di cui l’umanità non era mai stata così tanto cosciente. Per uno scrittore, sia uomo che donna, la profonda consapevolezza di questa scissione è ciò che veramente impedisce alla sua scrittura di elevarsi e diventare eterna. È possibile ricominciare a scrivere dimenticandosi dell’appartenenza al proprio sesso? È giunto il momento di tirare le fila di questo lungo e complesso discorso, rispondere alle obiezioni più ovvie e cercare di guardare al futuro. Per le donne rimane ancora tanto da scrivere e tanto da conquistare, ma la lezione che possiamo trarre da secoli di donne vissute nell’ombra del patriarcato è che il loro lavoro e la loro forza, per quanto sepolta, non può mai essere completamente dimenticata.
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Capitolo V
Dopo aver analizzato il passato, è il momento di chiedersi cosa riserva l’età contemporanea per le scrittrici. La letteratura maschile era inadatta a descrivere la vita della donna, poiché la donna poteva essere vista solo attraverso l’amore. Ma la nuova prospettiva donata dai rapporti tra donne, apre la porte a un mondo infinito di nuove possibilità. Il compito dell’autrice contemporanea è quindi molto delicato: narrare ciò che la storia ha dimenticato, facendolo emergere dalla quotidianità dei suoi romanzi. Non è un lavoro facile poiché implica una brusca rottura col passato e con la narrazione tradizionale. Ma le donne sono comunque disposte a provarci, a continuare il lavoro delle loro progenitrici, nonostante ricostruire la tradizione sia un compito troppo arduo per la donna comune.
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Capitolo IV
Poiché il Cinquecento non presentava le condizioni adatte per permettere alle donne di scrivere, l’autrice si sposta avanti nella Storia. Qualche donna nel Seicento effettivamente riesce a scrivere, benché il loro genio letterario sia ancora offuscato dal risentimento verso gli uomini, ignorato o ripudiato per pudore. Sono donne aristocratiche, costrette all’isolamento e a subire la derisione degli altri poeti. Ma nel Settecento, si presenta lentamente una fondamentale inversione di rotta: a fine Settecento la donna comune, di classe media, comincia a scrivere. La scrittura non è più un privilegio per aristocratiche signore isolate. Così nell’Ottocento arrivano i primi mostri sacri della scrittura femminile: Jane Austen, George Eliot, Charlotte ed Emily Bronte. Ma nonostante il loro genio indiscusso, è ancora evidente che queste donne non hanno il privilegio di essere libere quanto i loro coetanei uomini. Siamo quindi giunti alla domanda centrale di questo capitolo: in quale modo il sesso di un autore si riflette sul suo modo di scrivere? Sono due i problemi principali: il bisogno di rispondere alla critica maschile e la mancanza di una tradizione femminile. Tutto questo distrae le scrittrici dai loro romanzi e rende le loro creazioni confuse e distorte.
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Capitolo III
Poiché gli studi attuali si sono rivelati inutili nello spiegare perché le donne sono povere, Virginia rivolge la stessa domanda agli storici. Ne consegue la triste consapevolezza di una storia di repressione sistematica ai danni di tutto il suo sesso, che storicamente si è ritrovato impossibilitato a lasciare il proprio segno sulla Storia. Spinta da questa scoperta, la studiosa si diverte a immaginare come sarebbe stata la vita di un’ipotetica sorella di Shakespeare. E questa storia sposta la discussione sugli ostacoli che le donne devono superare per scrivere e come questi siano diversi da quelli degli uomini. Molti scrittori hanno parlato della difficoltà di portare a termine un romanzo, di come il processo sia difficoltoso e le circostanze materiali avverse. La povertà delle donne inasprisce queste condizioni e da’ loro meno mezzi per sfuggire, per cui Virginia si chiede se nella storia ci siano mai state donne capaci di liberare la propria mente.
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Capitolo II
Decisa a scoprire perché le donne siano più povere degli uomini, Virginia si reca al British Museum per consultare quanti più libri possibili sull’argomento. Questa ricerca si rivela più diffide di quanto previsto: a quanto pare gli uomini dedicano alle donne ogni tipo di studio e i risultati sono sempre contraddittori. Qual è il comune denominatore di tutti questi studi caotici? I professori sono arrabbiati. Ma cosa si nasconde dietro a questa rabbia? Per quale motivo gli uomini hanno bisogno di ribadire l’inferiorità delle donne? E soprattutto, come lasciarsi alle spalle i loro giudizi? La risposta, per Virginia, è molto più semplice e materiale di quanto si possa credere.
Salve Svogliati,
Una Stanza Tutta per Sè non è un romanzo, bensì un saggio che esplora il rapporto tra donne, scrittura e libertà economica e intellettuale. Un’opera cardine del femminismo, ancora attualissima, in cui Virginia Woolf da’ sfoggio di tutto il suo acume e la sua sensibilità come spettatrice del suo tempo. Attraverso il suo stile raffinato e profondo, Woolf affronta il tema della condizione femminile contemporanea e nella storia della letteratura, portando avanti la tesi che “una donna, se vuole scrivere romanzi, deve avere soldi e una stanza tutta per sé”.