Stories for Breakfast - Ep. 18 - Calendar Supernova
Qualche settimana fa ho combinato uno dei miei pasticci tecnologici. Volevo creare una nuova sezione, qui su Substack, interamente dedicata agli episodi di Stories. Quando faccio cose “online” per me stessa, finisce sempre così. Le faccio senza prestare troppa attenzione, perché “non sono una mia cliente” e perché “devo fare in fretta, non ho tempo da perdere”.Di tempo non ne ho perso molto, in effetti. Nell’indelicata migrazione degli episodi da una sezione all’altra, però, ho perso tutti gli ascolti, i followers su Spotify, le stelline (poche ma buone) accumulate dall’inizio di questa avventura. Come succede ogni volta, dopo aver sfornato il timballo, mi sono disperata per qualche minuto.Poi ho realizzato che avevo solo perso delle metriche. Numeri. Misure utili a capire in quant*, effettivamente, ascoltassero i miei racconti. Da cosa nasce cosa e allora, subito dopo, mi sono chiesta: “i numeri mi servono veramente?”.Ne siamo schiavi dall’avvento dei social e io, quando sono approdata qui, ne avevo francamente piene le tasche. Volevo un’isolotto felice dove attraccare con la mia barchetta. Desideravo confezionare messaggi in bottiglia e che arrivassero a destinazione indefinita senza crearmi aspettative. Perché questa cosa che faccio, in fin dei conti, è l’unica che faccio davvero per me. Non è per i miei clienti, non è per i brand o per le aziende. Nessuno mi chiederà un report per valutare l’andamento degli ascolti di Stories. La gratificazione, qui, non sta nelle metriche. Sta nell’atto stesso di scrivere un racconto, anche breve, e poi lasciarlo andare dove vuole andare lui. Libero. Magari arriva proprio a te, oggi, che passeggi sulla battigia di una spiaggia e cerchi un segno. Quindi sì, ho perso le misure. Ma ho ritrovato, in questo pasticcio, il piacere di lasciare libere le parole. Stories non è un progetto. Non ha scalette, scadenze. Non subisce editing puntigliosi o infiniti giri di rework. Si tratta, piuttosto, del risultato imperfetto della mia ricerca, quella della libertà creativa. Un giorno, magari, imparerò a ripulire l’audio, a creare le dissolvenze a dovere, a scandire meglio le parole. Per ora, però, sono una naufraga felice e questo è ciò che conta veramente. Ricordarsi, ogni tot, di creare qualcosa solo perché, sai che c’è, ci va. Su questo episodioQuesto episodio è nato, in origine, come intro per una delle mie lettere (la trovi qui sotto). Vi è piaciuta e avete votato per la versione audio. Così, eccolo qui, il diciottesimo episodio di Stories for Breakfast.Buon ascolto e osserva sempre il cielo,anche se sei in ritardo, Stories for BreakfastRicevi in anteprima questo episodio perché sei iscritt* alle mie Letters For Breakfast su Substack :)In questo spazio le lettere e i racconti, i miei e quelli di Juice, prendono voce.Parlo di storytelling e di altre faccende che mi appassionano e che riguardano il mondo della comunicazione.Scrivo di notte,quando le parole mi tengono sveglia.Qui trovi tutte le mie lettere e gli episodi precedenti ♡ This is a public episode. If you would like to discuss this with other subscribers or get access to bonus episodes, visit juiceforbreakfast.substack.com