ANSA - di Massimo Sebastiani e Mario Sesti.Non è solo il film che ha proiettato Steven Spielberg nell'empireo hollywoodiano, non è solo la pellicola che ha fatto scoprire agli americani che la stagione estiva poteva essere un grande momento per fare incassi d'oro, non è solo il primo prodotto cinematografico che ha introdotto l'idea e la pratica del franchise (che si sarebbe raffinata fino all'estenuazione e che lo stesso Spielberg avrebbe in un certo senso subìto), non è il film che ha usato effetti speciali molto avanzati per l'epoca (di cui il regista era in realtà piuttosto scontento): Lo squalo è molto di più perché affonda le radici in qualcosa che ha a che fare, come spesso capita e soprattutto al cinema, con il nostro inconscio. Proviamo a spiegarlo con l'aiuto del critico cinematografico Mario Sesti.
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Fantozzi, capro espiatorio dell’italiano medio
Ansa - di Massimo Sebastiani e Mario Sesti.Su una cosa tutti concordano: Fantozzi non è una ‘cagata pazzesca’. L’immortale e liberatorio appellativo dato dal ragioniere più famoso d’Italia ad uno dei capolavori della storia del cinema (La corazzata Potemkin di Sergej Ejzenstejn), non si può applicare alla comicità innovativa e rivoluzionaria (a teatro e in tv oltre che al cinema) di un autore colto (ironia delle cose: amava i grandi classici russi della letteratura) e capace di essere lo scrittore italiano più venduto nel mondo dopo Dante Alighieri. Tra aneddoti e confronti, in occasione dei 50 anni del primo Fantozzi, uscito nel marzo 1975, ne parliamo con Mario Sesti, critico cinematografico e autore del documentario La voce di Fantozzi, che contiene l’ultima intervista di Paolo Villaggio prima della morte (luglio 2017).
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Perché nei film di David Lynch non si capisce (quasi) niente?
Ansa - di Massimo Sebastiani e Mario Sesti.Nella primavera del 1991, allo stadio Olimpico di Roma, comparve questo striscione: 'Mercoledì. a noi l'Europa, a voi Twin Peaks'. In un certo senso sancì la popolarità assoluta e trasversale di una serie tv seminale, che ha sostanzialmente (re)inventato la serialità. Eppure Lynch non può essere considerato un autore mainstream e i suoi detrattori (e molti spettatori) lamentano che nei suoi film spesso non si capisce niente e quasi mai si viene a capo dell'enigma. In questa puntata della serie podcast 'Cinema: ieri, oggi e domani' proviamo a spiegare con Mario Sesti perché il punto non è capire un mistero ma entrare in un mondo che forse è anche il nostro.
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Al cinema a Natale, da Cortina Express a Le occasioni dell’amore
Due titoli per le famiglie e una vera sorpresa per appassionati.
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Pulp Fiction, la violenza non è più quella di una volta
Palma d’oro a Cannes e un Oscar alla sceneggiatura per il secondo film di Quentin Tarantino che 30 anni fa ha rivoluzionato per sempre il modo di mostrare al cinema la violenza: feroce ma senza peso. Una schiera di imitatori o anche semplicemente di autori si sono ispirati alle gesta di Samuel Jackson, John Travolta o Bruce Willis (‘quel’ Bruce Willis) fino ad un’ultima serie mainstream come Black Doves (Keira Knightley ricorda l’Uma Thurman di Kill Bill). Tarantino ha creato uno stile o forse un codice che ha replicato anche nel western e nel film di guerra. E l’unica volta che ha realizzato un film classico (Jackie Brown) ha fallito al botteghino. Con Mario Sesti, critico cinematografico, parliamo anche di cosa è successo in questi 30 anni, da quando il pubblico (anche professionale e cinefilo) si tappava gli occhi per non vedere alla ‘normalizzazione’ di oggi. Senza dimenticare gli aneddoti che riguardano il film, a cominciare dalla scena della puntura di adrenalina nel cuore.
Un podcast che aiuta a scegliere tra i film in sala nel fine settimana, attraverso la presentazione delle trame, degli attori e delle curiosità legate al film, ma non solo. E' un podcast che parla del cinema di ieri, di oggi e di domani.