Una soffitta gelida, un lume che si spegne. Due mani che si cercano nel buio. E una ragazza che, nel silenzio, si allontana portando via la giovinezza. Non solo la sua… la nostra.La Bohème non è (soltanto) un’opera sull’amore: è un addio lento e struggente alla spensieratezza, ai sogni che sembravano eterni, alla poesia vissuta come fosse vita vera.I suoi protagonisti non sono eroi: sono ragazzi. Parlano di fame, affitto da pagare, di arte e di passione, si innamorano con tutto il cuore e poi rimandano le decisioni difficili, come si fa quando si è giovani.Promettono di lasciarsi — ma alla primavera. Perché in fondo è triste restare soli, quando fuori nevica.Puccini racconta tutto questo con dettagli musicali che sono pennellate d’anima: le quinte vuote dell’arpa che disegnano fiocchi di neve, il valzer di Musetta che non è solo seduzione, il tema della giovinezza che compare, fugge, ritorna per un attimo… e poi svanisce.E quando quel lume si spegne, restano solo il silenzio, la memoria, e quella frase che abbiamo sentito — e forse detto — almeno una volta: “Sei il mio amore e tutta la mia vita.” E io qui piango, sempre.L’ultimo episodio della prima Stagione del mio podcast è qui: e parla anche un po’ di noi.
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11:20
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Mozart può essere Gothic Metal?
Che cos’hanno in comune un compositore morente, il Giudizio Universale e una rockstar con l’anima gotica? Una pagina. Solo otto battute scritte da Mozart. Otto battute in cui si ascolta un pianto. Ma non metaforico: reale. I violini salgono e poi ricadono in due note spezzate, come un respiro interrotto. Il coro entra e non lascia scampo. È l’umanità che implora misericordia.È il Lacrimosa.Due secoli dopo, Amy Lee degli Evanescence prende quella pagina e la trasforma in un brano gothic metal. C’è tutto: l’orchestra, il coro, la struttura originale. Ma anche una batteria che pulsa come un cuore, una voce che canta “Non posso cambiare quello che sono”, e un climax che unisce Mozart e l’estetica gothic metal degli anni Duemila.Ma non finisce qui.La band tedesca Lacrimosa costruisce un intero universo sonoro sull’estetica del Requiem. I Fleshgod Apocalypse lo riscrivono per orchestra e metal sinfonico. I Therion ne fanno le cover durante i loro concerti. E tutto comincia da quel pianto…Quel pianto che continua a risuonare — oggi, tra le corde di una chitarra elettrica.
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8:20
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Il Corsaro, ovvero il Verdi che non ti aspetti
Un pirata da film, una schiava che lotta per la libertà, duelli, battaglie, pirati sanguinari, un’isola misteriosa; e nel mezzo Verdi, che sperimenta, tra burrasche, amore e prigioni. Il Corsaro è l’opera di Verdi che nessuno si aspetta. Sconosciuta ai più, ma folgorante per chi si ferma ad ascoltare: un concentrato di passioni estreme, tra melodie scolpite e tempeste orchestrali. Corrado è un eroe romantico in piena crisi, diviso tra l’ideale e l’azione, tra la fedeltà e un’ombra di desiderio. Gulnara, prigioniera nell’harem del suo nemico, lo salva uccidendo per lui. Medora, invece, muore per amore, nel momento stesso in cui dovrebbe rinascere alla speranza. Ma non c’è lieto fine: c’è solo un destino che travolge tutti, come la tempesta che infuria sul mare e nell’orchestra. Verdi qui sperimenta, scava, anticipa: nelle pieghe di un libretto fragile c’è già l’impeto di Otello, l’introspezione di Aida, i lampi cupi di Macbeth. Una perla nascosta, un piccolo forziere musicale che merita di essere riaperto.
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7:05
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Una storia di mare, potere e perdono: Simon Boccanegra di Verdi
Un corsaro diventato Doge, un veliero che solca i mari tempestosi del passato, una figlia perduta e ritrovata dopo venticinque anni… Una storia che potrebbe benissimo essere la trama di un film, dove un uomo abituato a comandare le onde deve fronteggiare i tumulti di un governo difficile, i silenzi di un amore perduto, l’odio di chi trama nell’ombra professandosi amico. Verdi ci racconta una storia di mare, potere e perdono, con una musica cupa, solenne, profondamente politica. Un’opera premoderna, più ombra che luce, più Storia che favola: Simon Boccanegra.
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10:22
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La difficoltà di essere Bizet
Bizet visse tutta la propria esistenza credendo di essere un fallito. La sua difficoltà di relazionarsi con il pubblico, di portare a compimento un progetto, di riconoscere le proprie qualità artistiche…in una parola, di vivere, lo segnò fino a portarlo alla morte. Non avrebbe mai saputo che il suo capolavoro, Carmen, fischiata dal pubblico e stroncata dai contemporanei perché distruggeva la morale borghese della donna-angelo del focolare, avrebbe avuto poi un successo pieno, assoluto, duraturo. Oggi Carmen è il simbolo di una donna che sceglie consapevolmente il suo destino, che non si piega alle costrizioni dettate dagli uomini, che ama liberamente e liberamente muore. Un’opera modernissima, nel significato e nella musica, tagliente, ardita, piena del fuoco e dell’ardore di una Spagna non “da cartolina”, ma viva, vera, scintillante di colore. Bizet, dimenticato in vita, oggi rivive in Carmen, e ci parlerà per sempre.
Ciao! Io sono Ilaria, e questo è il Podcast di Parole di Musica.Che cos’è Parole di Musica? Difficile definirlo!Parole di Musica è la voce che ti accompagna a scoprire quanto rock fosse Mozart, quanto cinema ci sia in Puccini, e quanti pezzi d’Opera si nascondono nelle canzoni pop; è il racconto dei grandi compositori del passato, direttori d’orchestra, musicisti, ma anche delle band e degli artisti che hanno fato la storia del rock. Parole di Musica è la “dritta” prima di andare a Teatro, quando ti avvicini all’Opera per la prima volta e temi di non capirci niente, di non riuscire a seguire le parole e i cantanti, e invece scopri che l’Opera è fatta per ridere, piangere, divertirsi, emozionarsi, e anche, perché no?, fare baccano! Parole di Musica è il racconto della più complicata, appassionata, lunga, difficile e bellissima delle mie relazioni: quella che dura, fin da quando ho memoria, con la Musica!