Due astronauti in orbita per la prima volta, un’idea presa da un libro di fantascienza e dalla visione di uno scienziato italiano, un accordo finalmente preso con la Nasa, e un satellite appeso come un aquilone allo Space Shuttle per otto giorni. È l’inizio di un’impresa storica o un disastro annunciato? I due viaggi del satellite Tethered, il satellite a filo, sono forse poco conosciuti, ma i due astronauti Franco Malerba e Umberto Guidoni ve la racconteranno assieme a me. Musiche: “Contagion”, Scott Buckley; “Sneaky Snooper”, instrumental brother
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18. A un passo da perdere Voyager 2
Voyager 2 è in viaggio da oltre quarantasette anni ed è così lontano che un comando ci mette quasi 20 ore – andando alla velocità della luce – per raggiungerla. Circa otto mesi dopo il lancio, però, un mancato messaggio causò una catena di problemi che rischiarono di far perdere la sonda, per sempre. Un problema che non fosse stato risolto ci avrebbe tolto un pezzo di storia. Un problema di comunicazione, ma innescato da cosa? Per scoprirlo ci è voluto l’aiuto di Paolo Ferri, che è riuscito a indagare fra report della Nasa e fonti meno ufficiali. Scoprendo che le conseguenze di questo episodio causarono una vera e propria rivoluzione al Jpl. Musiche: “Contagion”, Scott Buckley; “Sneaky Snooper”, instrumental brother
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17. Akatsuki: cinque anni per entrare in orbita attorno a Venere
Il primo appuntamento con Venere dei giapponesi è stato un mezzo disastro. Arrivati puntuali, nel momento cruciale hanno fatto fiasco, perdendo la loro missione Akatsuki e trovandola in un’orbita completamente diversa e persino problematica. Per tornare a Venere ci sono voluti cinque anni, ma poteva andare molto peggio se non fosse intervenuto un giovane italiano che non la missione non c’entrava nulla, ma si trovava nel posto giusto al momento giusto. Lui è Stefano Campagnola, lavora alla Nasa e lo conosceremo in questa puntata di Houston. Musiche: “Contagion”, Scott Buckley; “Sneaky Snooper”, instrumental brother
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16. Solar Orbiter, un tuffo nei detriti spaziali
È peggio perdere una missione perché si è costretti a tuffarsi nei detriti spaziali, rischiando di venire colpiti, oppure perché una parte della navicella si è letteralmente congelata e tutti i suoi componenti si sono saldati a causa del freddo? Con Solar Orbiter non c’è stato bisogno di scegliere: la missione dell’agenzia spaziale europea che più si è avvicinata al Sole, le maggiori preoccupazioni le ha date, fin da subito, vicino alla Terra. Con i racconti di José-Luis Pellon e Andrea Accomazzo. Musiche: “Contagion”, Scott Buckley; “Sneaky Snooper”, instrumental brother
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15. Cluster vola senza batterie
Esplosi nel '96 quand'erano ospiti del tragico volo inaugurale del primo razzo Ariane 5, i quattro satelliti Cluster dell'Agenzia spaziale europea hanno avuto una seconda possibilità: sono stati ricostruiti e lanciati quattro anni dopo, nel 2000. Una seconda vita che non li ha però dispensati da guasti e cattive sorprese. Le batterie di bordo, vitali durante le fasi di eclissi, si deterioravano velocemente e periodicamente esplodevano, causando guasti ai sistemi elettronici e persino cambiando la direzione di volo dei satelliti. Senza batterie si può volare e spegnere il satellite durante le eclissi, ma che succede se poi, finita l’eclissi, il satellite non comunica più? Con i racconti di Paolo Ferri. Musiche: “Contagion”, Scott Buckley; “Sneaky Snooper”, instrumental brother
Un podcast di Media Inaf che parla di spazio, atterraggi falliti, innovazioni disperate e soluzioni geniali. Ideato e realizzato da Valentina Guglielmo, si chiama Houston. Cosa mai potrà andare storto?