19-04-25 Compatibilità sociale: l’ostacolo invisibile alle relazioni - (Pensieri del momento)
Un giorno, seduto su una panchina del parco, leggevo un libro. Il sole si rifletteva sulle pagine e il fruscio delle foglie accompagnava il mio sforzo di concentrarmi. Ma, per quanto lo desiderassi, non potei impedire alle voci di due uomini, seduti su un’altra panchina non abbastanza lontana, di invadere il mio spazio interiore. Parlavano a voce alta, senza alcuna discrezione, come se il mondo intero dovesse farsi carico del peso delle loro parole.Ascoltandoli, mi si fece ancora più chiara una verità che, seppur evidente, di rado osiamo guardare in faccia: la società moderna, per quanto voglia apparire fluida e democratica, resta rigidamente segmentata in classi sociali. Non più sancite da nomi di famiglia o da privilegi dichiarati, ma suddivise con un’accuratezza ancora più spietata dalla sola misura che conta: il denaro.Non serve un grande sforzo per collocare le persone nella loro giusta suddivisione: basta ascoltarle parlare. Gli argomenti che trattano, il tono della loro voce, la sicurezza o l’incertezza con cui articolano le parole, tutto rivela il posto che occupano nel grande schema delle cose. La classe d’appartenenza plasma gli hobby, o la loro assenza, il modo di percepire l’esistenza, la gestione del tempo, l’idea stessa di futuro. Si insinua nel linguaggio, rendendolo umile o arrogante, rassegnato o pretenzioso. Modella gli atteggiamenti, il rapporto con gli altri, la capacità o l’incapacità di sognare.Fino a qui, nulla di nuovo. Ma a un certo punto mi si fece chiaro un pensiero: la compatibilità tra le persone.Per molto tempo ho creduto, con una certa ingenuità, che un modo per riequilibrare la distribuzione della ricchezza potesse essere quello di favorire relazioni tra individui di classi sociali diverse. Ma questa idea si sgretola non per la smania di prestigio o di denaro dei più facoltosi, o, più in generale, di chiunque, ma per un motivo ancora più semplice e definitivo: la compatibilità tra le persone è determinata dalla classe sociale di appartenenza.Le persone, per capirsi e convivere in armonia, devono essere compatibili. E il primo fattore di compatibilità non è il carattere, la cultura o gli interessi comuni, ma la classe sociale che, in un certo modo, racchiude tutti gli altri aspetti. È questa a stabilire il modo di pensare, le aspirazioni, la percezione dell’esistenza, la gestione del tempo e del futuro. È questa a rendere naturale o innaturale la convivenza, la comunicazione, la condivisione. Solo dopo, se mai, entrano in gioco altre variabili.Le rare eccezioni si verificano quasi sempre per opportunismo: c’è chi si adatta temporaneamente a una realtà che non gli appartiene, ma solo per ottenere qualcosa. Tuttavia, anche in questi casi, la maschera non può durare a lungo. Prima o poi la vera natura delle cose si impone, perché la compatibilità non è un capriccio, ma una necessità che supera persino la fame di prestigio e potere.Quindi ho capito il mio errore di pensiero: le persone non restano separate solo per convenzioni o privilegi, ma per una necessità più profonda. La solidità e la serenità delle relazioni dipendono da una compatibilità di base che, anziché avvicinare, finisce per tracciare confini sempre più netti tra gruppi distinti. E così la società, pur senza barriere visibili, continua a essere divisa, non per imposizione, ma per la natura stessa delle cose.