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Nella tela dei Ragni

Ragni di Lecco
Nella tela dei Ragni
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5 risultati 5
  • Luigino Airoldi: lo zingaro delle montagne
    Con oltre 40 spedizioni in tutti i continenti, il 90enne Luigino Airoldi è forse l'alpinista dei Ragni di Lecco che più di tutti ha viaggiato in lungo e in largo per il Pianeta. La sua voglia di avventura lo ha trasformato anche in marinaio a bordo del primo vascello italiano che ha raggiunto l'Antartide navigando a velaIl numero esatto non se lo ricorda più neppure lui, ma di sicuro sono tante, almeno più di 40 le spedizioni che hanno portato il lecchese Luigino Airoldi in giro per il mondo con la scusa di scalare montagne, ma forse più per il piacere di fare la valigia a partire.Se così non fosse non si capirebbe come possono essere nate certe sue avventure, lì sul momento, senza un minimo di programmazione, come quella col gruppo di alpinisti neozelandesi incontrati in aeroporto a Lima: "Dove andate? A scalare sulle Ande? Dai, vengo anche io... L'inglese per intenderci lo imparo strada facendo!".Poi ci sono quei dodici mesi del 1970 - non tanto tempo dopo il suo matrimonio - trascorsi fra il Nord America e l'Antartide, con i titoli dei giornali italiani che lo inseguivano, sempre un passo indietro, e periodicamente lo davano per disperso o peggio... figuratevi lo stato d'animo della moglie!Era partito per scalare una montagna inviolata in Alaska e, una volta in cima, in mezzo alla nebbia, era sceso dalla parte sbagliata. I compagni pensavano che la slavina se lo fosse portato via ed erano tornati a casa. Lui invece, vivo e vegeto, ha camminato per 14 giorni su un ghiacciaio desolato, fino a quando il pilota di un piccolo aereo, anche lui provvidenzialmente fuori rotta, lo ha visto e portato in salvo.Tornato nella civiltà gli dicono che c'è un vascello della marina italiana che sta facendo rotta verso l'Antartide. È una barca a vela di legno di appena 16 metri e dei quatto membri d'equipaggio uno s'è ammalato. Serve un sostituto, chi meglio di un alpinista di Lecco che non ha mai navigato neppure sul lago? Via, comincia un'altra avventura, altri mesi a zonzo...Le storie di Luigino sono tutte un po' così, un po' naif, e lui ancora oggi, a 90 anni suonati, le racconta ridendo, come fossero una barzelletta, ma dentro ci mette una verve contagiosa, tanto che alla fine ti ritrovi sempre a pensare: accidenti ma perché io non l'ho ancora fatto? In fondo cosa ci vuole? Basta prendere le complicazioni e farci sopra una bella risata, proprio come fa lui, poi due cose nello zaino e si parte!
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    33:54
  • Un regno in Patagonia - Storia di Casimiro Ferrari
    Storia di Casimiro Ferrari, l'alpinista simbolo dei Ragni di Lecco, che, per oltre due decenni, ha guidato i compagni alla conquista delle più terribili vette dell'estremo sud della Cordillera andina: giganteschi monoliti di roccia corazzati di ghiaccio verticale, perennemente tormentati dalla tempestaCasimiro Ferrari, il "Miro" come tutti lo chiamavano a Lecco, piccolo di statura e, in gioventù, persino un po' cicciottello, non aveva certo il fisico dell'eroe e neppure dell'alpinista.Poi era cattivo il Miro. Aveva un carattere orribile, soggetto ad attacchi incontenibili d'ira, che mettevano in soggezione anche i compagni più duri, gente abituata a trovarsi faccia a faccia con la furia degli elementi e lo spettro della morte."Era proprio come la Patagonia - ricorda uno dei suoi compagni di scalata - quando era arrabbiato ti faceva tremare di paura, ma quando si rasserenava era capace di farti vedere orizzonti meravigliosi...".Forse era proprio scritto nel destino. Il piccolo Casimiro per diventare grande, doveva andare proprio lì, fra le montagne che si innalzano alla fine del Mondo, terribili e volubili come lui. Era destino che fosse lui l'ultimo Re della Patagonia.Su quelle vette impossibili la sua rabbia si trasformava in gioia e arte. Nel mezzo della tempesta e su quel ghiaccio  - che ghiaccio non è, ma una sorta di granita instabile pronta a crollare sotto il peso dello scalatore - là dove gli altri tornavano indietro con la coda fra le gambe, il Miro andava avanti, inventandosi virtuosismi che "non si trovano sui manuali di scalata".Con questo spirito e questa volontà Casimiro è diventato per tutti gli innamorati della Patagonia "El Hefe", il Capo, l'uomo che ha portato il nome dei Ragni di Lecco nel gotha dell'alpinismo mondiale, guidando ascensioni che hanno fatto la storia, come la prima salita della parete Ovest del Cerro Torre (1974), che molti considerano ancora oggi la più bella via di ghiaccio del mondo, la Est del Fitz Roy (1976), un gigantesco pilastro di 1600 metri di granito, o lo spigolo del remoto Cerro Murallon (1984).Ma non è stato lui a conquistare la Patagonia, bensì il contrario. Al di là delle montagne, al dì là della gloria, il Miro in quelle terre desolate, cosi distanti dal resto del mondo, ha trovato ciò che forse più cercava: lo spazio, uno spazio grande abbastanza perché la sua rabbia incontenibile potesse correre e poi disperdersi e placarsi, come le folate del Re Azul, il vento dell'ovest, che, dopo la tempesta, fa scintillare gli orizzonti della Patagonia in quella luce che solo lì si può trovare.
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    40:16
  • Carlo Mauri - Il viaggiatore dei sogni
    L'incredibile storia di Carlo Mauri, l'alpinista ed esploratore del Gruppo Ragni che, con i suoi viaggi ai confini del mondo e i suoi reportage realizzati fra gli Anni 60 e 80 sulle più popolari riviste come il settimanale Epoca, ha fatto sognare e innamorare dell'avventura intere generazioni di italianiCarlo Mauri, il Bigio come lo chiamavano gli amici, lo aveva capito sin da subito: "gli eroi vanno bene in montagna, ma ad averli vicino fanno soffrire".Questa frase, scritta a soli 19 anni, è la cifra di tutta la sua breve ed avventurosa esistenza.Poco più che adolescente, nell'immediato dopoguerra, si lega con il fuoriclasse Walter Bonatti, formando con lui una delle più forti cordate del mondo, in grado di realizzare imprese pazzesche, come la prima ascensione del Gasherbrum IV, nel Karakorum, la più difficile mai realizzata fino ad allora su una vetta di quasi 8000 metri (ancora oggi irripetuta!).Ben presto però il destino sconvolge i suoi sogni di gloria: nel 1961 un banale incidente sugli sci gli causa una menomazione alla gamba che interrompe la sua carriera di grande alpinista.Lui non si arrende. Quello che desidera di più al mondo è una vita fuori dall'ordinario e la insegue diventando uno degli ultimi grandi esploratori. Viaggia nei luoghi più remoti della Terra, dall'Amazzonia all'Antartide, dal bush australiano alle steppe siberiane. Ripercorre a cavallo la Via della Seta, sulle orme di Marco Polo, e attraversa gli oceani su una barca di papiro assieme al visionario antropologo Thor Heyerdahl.Poi racconta, con le parole e le immagini. Sulle riviste più popolari come la Domenica del Corriere e il settimanale Epoca compaiono i suoi meravigliosi reportage e la RAI diffonde i suoi video documentari. Mauri diviene l'eroe di tanti ragazzi che sognano una vita avventurosa come la sua.Ma vivere di sogni ha un prezzo e a pagarlo sono spesso le persone più vicine: la famiglia e gli amici a cui gli "eroi" impongono le loro scelte individualistiche e spesso egoistiche.Il destino, però, sa anche ristabilire gli equilibri. Forse l'eredità più grande dell'individualista Carlo Mauri è proprio un dono agli altri.Nel 1980 è lui, infatti, il primo occidentale a sottoporsi (dopo un iter che è un'avventura nell'avventura) all'innovativo metodo ortopedico ideato dal chirurgo siberiano Ilizarov per curare le menomazioni più gravi, ed è grazie alla sua testimonianza che il metodo si diffonde in Europa e nel resto del mondo, cambiando in meglio la qualità della vita di migliaia di persone.L'avventura di Mauri si interrompe nel 1982, a causa di un "banale" infarto, che lo colpisce mentre si allena fra le montagne di casa.
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    39:18
  • Claudio e l'Orco - la tragedia dell'Eiger del 1957
    La drammatica epopea di Claudio Corti, protagonista di una delle più celebri e terribili tragedie della storia dell'alpinismoNel 1957 lo scalatore dei Ragni di Lecco Claudio Corti e l'amico Stefano Longhi si recano fra le montagne della Svizzera per tentare la prima ascensione italiana di una delle più celebri e famigerate pareti delle Alpi: la gigantesca Nord dell'Eiger, l'Orco dell'Oberland. Negli Anni 20 e 30, la terribile Nordwand aveva stroncato la vita di molti fra i più forti alpinisti europei, uccisi dalle sue tempeste e dalle micidiali scariche di ghiaccio e pietre, prima che, nel 1938, i tedeschi Andreas Heckmair e Ludwig Vörg e gli gli austriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer riuscissero a conquistarla. Alla cordata di Claudio e Stefano si unisce anche quella di due giovani tedeschi, ma ben presto la loro salita si trasforma in una terribile lotta per la sopravvivenza. Il maltempo blocca i quattro in parete per diversi giorni, mentre i cronisti dei giornali di tutta Europa si appostano negli alberghi di Grindelwald, alla base della parete, per spiare con potenti cannocchiali la tragedia che si svolge "in diretta" davanti ai loro occhi. Alla fine, con una spericolata manovra di recupero, i soccorritori riescono a raggiungere i "naufraghi" dell'Eiger, ma Claudio è l'unico ad uscire vivo dalla parete. È sfuggito agli artigli dell'Orco, ma non a quelli della Fama, che lo perseguirà per il resto della vita. Ben presto, infatti, viene accusato di essere il responsabile della morte dei compagni. A puntare il dito contro di lui ci sono niente meno che Riccardo Cassin, il mito vivente dell'alpinismo italiano e Heinrich Harrer, uno dei primi salitori della Nordwand. Quest'ultimo dà addirittura alle stampe un libro, "Il Ragno Bianco", destinato a diventare una pietra miliare della letteratura alpinistica, nel quale tratteggia la figura di Corti come quella di un folle, incapace e disposto a tutto pur di avere il suo quarto d'ora di gloria. È una bugia, ma un uomo semplice, un camionista privo di mezzi e conoscenze come Claudio, non può far nulla per contrastare il mare di fango che lo sommerge. Solo l'affetto degli amici più cari, che continueranno a credere nella sua versione dei fatti aa legarsi in montagna con lui, gli consentiranno di ritornare a vivere e di ritrovare un poco di serenità. Claudio morirà nel 2010, portandosi ancora addosso il marchio del sospetto e dell'infamia. La storia, però, gli restituirà giustizia: nel revisionare il libro di Harrer per una nuova edizione, uno scrupoloso curatore scoprirà errori di traduzione e imprecisioni che ribalteranno il suo ruolo nella vicenda: non fu lui la causa della tragedia, anzi, 
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    27:21
  • Potere operaio - le origini dell'alpinismo lecchese e dei Ragni
    L'epopea della "seconda conquista delle Alpi", quella di tutti noi: del popolo, delle persone comuni, che nella montagna hanno trovato uno spazio di libertà e una realizzazione di sé e dei propri sogniL'alpinismo è un'invenzione della classi sociali più abbienti che, sull'onda della cultura romantica, ha cominciato a guardare al paesaggio alpino come tappa fondamentale del "grand tour", l'itinerario di formazione di ogni rampollo delle buone famiglie nobili e alto borghesi.Sul finire dell'Ottocento, però, anche il popolo scopre la montagna come destinazione economica e facilmente raggiungibile per trascorrere il poco tempo libero lasciato a disposizione dal duro lavoro nelle fabbriche. Ben presto migliaia di escursionisti invadono i sentieri ad ogni fine settimana e alcuni di loro puntano lo sguardo più in alto: verso le creste e le pareti.Fra questi ci sono anche gli operai lecchesi che, forti della prestanza fisica e dell'abilità manuale maturate lavorando nelle officine metalmeccaniche, presto si impongono come i nuovi campioni dell'alpinismo, capaci di affrontare e risolvere gli "ultimi problemi delle Alpi".È la storia di Riccardo Cassin e della formidabile pattuglia degli scalatori lecchesi degli Anni 30 e poi dei giovani come Walter Bonatti e i Ragni di Lecco, che, nell'immediato dopoguerra, trovarono fra i torrioni di roccia della Grignetta un giardino incantato, dove dimenticare gli orrori del conflitto mondiale e ritrovare la felicità che fino ad allora gli era stata negata.
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    23:23

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Su Nella tela dei Ragni

Le imprese e i personaggi che hanno reso celebre nel mondo il nome dei Ragni di Lecco.Podcast prodotto dal Gruppo Ragni della Grignetta, con il supporto di Scarpa, Rock Experience e CAMP.Scritto da Serafino RipamontiSigla, musiche e sound design Giorgio TideiProducer Giorgio TideiVoce Ruggero Franceschini
Sito web del podcast

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