Dopo la Guerra dei sei giorni e la morte di Nasser, i due eventi fondamentali di cui dobbiamo occuparci sono la guerra del Kippur e la nascita dell’OLP. Il Kippur rappresentò la rivincita egiziana dopo l’onta del precedente conflitto, anche se solo l’intervento degli Stati Uniti evitò un altro disastro; questo intervento, voluto da Kissinger, fruttò agli Stati Uniti la riconoscenza egiziana e, in ultima analisi, il trattato di pace tra Egitto ed Israele. Contemporaneamente nasce l’OLP, che, sotto la guida di Yasser Arafat, diviene il rappresentante ufficiale di tutti i palestinesi.
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La questione ebraica - Parte VI
Fin dalla sua fondazione, Israele aveva dovuto affrontare una serie di attacchi e di conflitti veri e propri solo per garantire la propria sopravvivenza; la Guerra dei Sei Giorni sarà lo scontro decisivo, che influirà in forma sostanziale sul futuro di Israele e di tutta la regione. Allo scontro armato, che inizialmente nessuno voleva, si arriverà quasi insensibilmente per una serie di malintesi e veri e propri errori di calcolo, partendo da informazioni allarmistiche, rivelatesi poi false, del Cremlino circa un imminente attacco israeliano alla Siria (14 maggio 1967). Le modifiche territoriali conseguenza di questa guerra sono ancora presenti nella geografia politica della regione ed ostacolano in misura determinante ogni possibilità di accordo.
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La questione ebraica - Parte V
I primi anni d’Israele dopo gli accordi di Rodi non furono affatto facili da un punto di vista economico, Israele riuscì a sopravvivere grazie agli aiuti delle organizzazioni ebraiche internazionali ed all’accordo con la Repubblica Federale Tedesca in merito alle riparazioni per la Shoah; subito dopo iniziò la crescita del paese, che partendo dall’agricoltura, passò all’industria fino alle imprese high tech che hanno modificato sostanzialmente i lineamenti dell’economia israeliana. Nei primi anni dopo gli accordi di Rodi, Israele dovette anche fare i conti con una situazione politica dei vicini arabi, profondamente modificata da una serie di rivoluzioni o colpi di stato che portarono al potere negli stati vicini una nuova classe politica, antiimperialista, antioccidentale e visceralmente antiebraica. Il principale esponente di questa nuova classe politica fu il leader egiziano, Gamal Abdel Nasser, con il quale Israele si trovò a misurarsi per la prima volta nella guerra del Canale.
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La questione ebraica - Parte IV
La Shoah e la nascita di Israele sono due fatti strettamente correlati, non solo per l’afflusso in Israele di un gran numero dei sopravvissuti ai campi di concentramento, ma anche perché la rivelazione all’opinione pubblica mondiale degli orrori di quei campi ci fece sentire, nel mondo occidentale, quasi corresponsabili di quella sciagura; bisognava in qualche modo compensare quanto subito dagli ebrei ed il compenso, in prima istanza, fu l’assenso delle cancellerie occidentali alla creazione di Israele.
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La questione ebraica - Parte III
Oggi le parole sionismo o sionista sono divenute quasi un capo di accusa, imputando a questi concetti ogni colpa di quanto sta accadendo in Palestina; in realtà il Sionismo nacque come un’ideologia politica che affermava il diritto all’autodeterminazione ed alla riunificazione del popolo ebraico, possibilmente (ma non necessariamente) nella terra ad esso destinata secondo la Bibbia, cioè la Palestina; alla base del sionismo si mescolano la logica reazione all’antisemitismo imperante in tutta Europa con l’adesione al più vasto movimento del nazionalismo europeo, il sionismo, nelle sue origini, altro non è che la versione ebraica dei movimenti nazionalisti europei. Un impulso decisivo alle aspirazioni del sionismo lo dette la dichiarazione di Balfour, con la quale il governo inglese si impegnava a favorire la creazione di un ”focolare” per gli ebrei in Palestina; l’afflusso dei coloni ebrei, però, generò una reazione sempre più violenta da parte degli arabi palestinesi; nascono da qui le prime radici del conflitto in corso.
"Non siamo noi a creare la storia, ma è la storia a creare noi" (Martin Luther King ). Perché proporre una rilettura della storia? Perché la storia è il più bel romanzo che sia mai stato scritto; se rivista, partecipata nel modo giusto, ci può coinvolgere ed appassionare, può persino insegnarci qualcosa.Va riletta però in un modo diverso, più aderente allo spirito che la anima; troveremo allora situazioni, personaggi, episodi vicini, in forma inattesa, alla nostra realtà. Faremo domande ed avremo risposte o ci nasceranno nuovi dubbi, troveremo forse qualche scintilla di verità.